My (2/3) TOR 2023 Solo (235 km e 15.183 D+)

Emozioni a non finire quelle provate nei primi 235 km del mio viaggio su sentieri a me completamente ignoti (ad eccezione della discesa a La Thuile dal Rifugio Deffeyes fatta un paio di volte e del percorso da Gressoney a Champoluc ovviamente) e, avvicinandosi ai colli, spesso coperti da una coltre bianca immacolata.

La solitudine era la mia arma vincente, perché è solo quando si può saper contare solo su se stessi che si affilano le armi migliori.

Il mio viaggio, sebbene interrotto, è stato fantastico fino al Rifugio Coda, dopo è’ stata una lenta agonia fino a Champoluc per via di un’infiammazione al muscolo tibiale. Finiro’ il percorso da solo appena si sfiamma, credo e spero in 10-15 gg.
Esperienza unica!

Diario di viaggio:

Sono partito il 29 agosto da Courmayeur alle ore 6:30, il tempo era ancora nuvolo per via della forte perturbazione appena trascorsa.

Il primo giorno ho superato il Col Arp (2.570 m), l’Haute Pass (2.870 m) e il Col Crosatie (2.838 m) arrivando a Valgrisenche in circa 12 ore (50 km e 4.000 D+). Ho dovuto passare gli ultimi 2 colli con 25-30 cm di neve fresca e senza traccia in quanto nessuno prima di me si era ancora avventurato. Devo avere perso 5 anni di vita per passare l’ultimo colle molto esposto…

Il secondo giorno sono partito presto ma mi è stato sconsigliato di passare il Col de Fenetre (2.840 m) e la ripidissima discesa a Rheme con il buio in quanto quella discesa è già complicata in condizioni normali figuriamoci con i 25 cm di neve fresca…
Ho quindi atteso il sorgere del sole e sono sceso: è stato sicuramente saggio il consiglio ma anche in questo caso devo avere perso altri 5 anni di vita!
Giunto in Val di Rheme ho cominciato la bellissima salita all’Entrelor (3.002 m) tra camosci e stambecchi, cercando la giusta traccia in 40 cm di neve fresca. Sono così arrivato in Valsavaranche nel primo pomeriggio.
Ero un po’ intimorito dall’affrontare il colle più alto di tutto il mio viaggio (3.290 m) con tutta quella neve, e forse più, senza una traccia. Ho così chiamato il Rifugio Vittorio Sella per sapere se qualcuno dei loro ospiti avesse fatto la salita al colle lasciandomi così delle impronte da seguire. Fortunatamente mi hanno detto che almeno 15 persone erano salite quel giorno.
Sono così salito a cuor leggero attraversando il magnifico vallone sopra Eau Rousse e li ho scoperto che esistono marmotte grandi quasi quanto i miei figli🤪 Giunto in cima abbastanza agevolmente per via delle tracce già segnate sulla neve ho avuto grosse difficoltà per scendere verso il Rifugio Sella: mi avevano detto che il sentiero era ghiacciato e di portarmi i ramponcini. Appena giunto in cima invece mi sono accorto che non solo non era ghiacciato, ma con tutti i passaggi della giornata non c’era nemmeno la neve e il sentiero era tutto fangoso ed estremamente scivoloso, soprattutto dove non c’erano le corde fisse, li ho perso almeno 10 anni di vita🤣

Sono così arrivato dopo 65 km e 5.000 metri di dislivello positivo a Lillaz dove i gentilissimi proprietari dell’agriturismo Etoile Du Berger mi attendevano nonostante l’ora tarda (quasi le 23).

Il terzo giorno ho affrontato la salita per la Fenetre de Champorcher (2.827 m) e la lunghissima discesa verso Donnas dove c’era Marcello Dondeynaz (referente dell’associazione Ripartire dalle Cime Bianche) per darmi lo striscione Love Cime Bianche in sostituzione del foglio A4.
Con mia sorpresa e fortuna aveva portato con se una squisita cena fatta da panini con pane bio di segale, uva americana, fichi secchi e biscotti con farina di castagne, da consumarsi mentre si camminava verso Pont Saint Martin. Mi ha anche fatto compagnia fino a Perloz nella ripida salita verso Sassa. E ho fatto fatica a stargli dietro! Grazie!

Non potevo più andare veloce per via delle importanti vesciche ai piedi formatesi nelle due precedenti giornate in mezzo alla neve: sebbene curate da manuale davano fastidio.

Nel cuore della notte (circa l’1.30), dopo 55 km e 2.500 D+, sono arrivato all’Etoile Du Berger di Lilianes da non confondere con quello di Lillaz che è sull’Alta via n. 2. La gentilissima proprietaria che voleva aspettarmi con una tazza di minestra per farmi vedere la camera, mi aveva lasciato la mia sacca fuori sul balcone in modo che capissi quale fosse la mia stanza. Per la prima volta ero riuscito a dormire 4 ore di fila!

Il quarto giorno è iniziato subito con la salita al Coda, rifugio posto sul confine tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. Segna la metà del percorso del TOR. Per me ha segnato l’inizio dell’agonia: fin dalla prima discesa dal rifugio ho sentito una fitta alla tibia sinistra. Inizialmente non ho dato peso, succede spesso di sentire dei dolori ma dopo qualche km o qualche ora svaniscono…questo no! Anzi era destinato ad aumentare…

Con difficoltà (per via del dolore) ho superato i colli dal Colle Marmontana al Colle della Vecchia ma il dolore aumentava in modo importante e sono arrivato alla Gruba, rifugio storico del TOR con molte ore di ritardo. Per recuperare tempo, ho quindi deciso di non dormire e andare a Gressoney per poi salire al Colle Pinter. Lungo la strada per Gressoney continuavo ad avere colpi di sonno mentre camminavo. Ho così deciso di fare un micro sonno a Gressoney e dopo nemmeno 30 minuti ero così sulla via per il sentiero per il Colle del Pinter.

Dal colle in giù ho capito che avrei dovuto fermarmi qualche giorno e far passare l’infiammazione. Troppo forte il dolore alla tibia.

Appena sarà’ passato l’edema alla tibia riprenderò il mio progetto e concluderò il tragitto da Champoluc a Courmayeur, indicativamente la partenza sarà il 15 settembre alle ore 20:00.

Questi i dati ufficiali del giro

Di Corsa Per Cime Bianche ♻️1 Luglio 2023♻️

Volantino per pubblicizzare evento fatto dall’associazione ripartire dalle Cime Bianche

Racconto di Viaggio

La partenza da Alagna

Sono partito da Alagna leggermente prima del programma (intorno all’1 a.m.), perché non riuscivo a riposarmi dopo il lavoro. Mi aspettavano a Fiery (distante quasi 50 km e 4.000 m D+) entro le 12 pm, ma non potevo correre troppo forte: durante l’allenamento della settimana prima, intorno al Sacromonte di Varese, sono inciampato su una radice e ho sbattuto violentemente il costato su una roccia, meno male che l’iphone che avevo nella tasca davanti dello zaino, ha attutito il colpo e si è rotto lui al posto della costola..😂😂😂

Aveva appena finito di piovere quando ho cominciato a salire il sentiero che da Alagna porta a Pianalunga. Arrivato appena sotto il Col d’Olen (poco meno di 3.000 m) ero immerso nelle nuvole e non vedevo nulla oltre ai miei piedi. Così’ ho attraversato il colle e mi sono ricavato un sentiero tra la neve fino a che non ho incrociato le piste da sci con i cannoni. 

Il passaggio al Col d’Olen a visibilita’ zero

All’albeggiare ero già’ quasi in cima al colle Bettaforca (circa 2.600 m). Lungo la salita che da Gressoney porta al colle Bettaforca si ha una bellissima vista sul ghiacciaio di Indren e sui Lyskamm. Peccato che per salire al colle bisogna percorrere la strada di servizio della pista da sci, tra cartelli lavori in corso, ruspe, enormi tubi per trasportare l’acqua per la neve artificiale….tutto ciò che di unico e appagante si ricava dalla vista del Monte Rosa viene sciupato in pochi secondi da quella vista tremenda.

Quando è inverno e c’è la neve, tutto è coperto dal suo manto bianco ed è tutto bellissimo….ma quando la neve si scioglie le bruttezze del paesaggio emergono in superficie….

La vista sul Rosa salendo alla Bettaforca
Stop! Lavori in corso!
Fauna locale sulle piste da sci
Altro esemplare di fauna che si puo’ incontrare salendo al Bettaforca
Tubi al posto di Marmotte

Arrivato al Colle Bettaforca uno spettacolo davanti a me: la val d’Ayas era coperta da un mare di nubi ed erano tutte sotto di me….

La Val d’Ayas coperta di nubi

Appagato da quel paesaggio da cartolina, Ho cominciato la discesa che mi avrebbe portato prima a Resy, poi al Pian di Verra inferiore e successivamente all’ingresso del Vallone delle Cime Bianche, la valletta di Tsère. Una vera perla! Fortunatamente ai più poco conosciuta. 

La Valletta di Tsère

Dopo questa piccola valle si arriva nel vero e proprio vallone, costituito da 3 lunghi falsopiani con altrettante salite a dividerli….(il che lo rende assolutamente inadatto allo sci da discesa). 

Il Vallone ed in lontananza le 3 Cime Bianche

L’ultima salita mi ha condotto al Colle Superiore delle Cime Bianche (circa 3.000 m) dove ho potuto ammirare dall’alto i due bellissimi laghi del Vallone (ce n’è anche un terzo vicino alla Gobba di Rollin) e il Cervino. Purtroppo da lì in poi, lato Valturnanche, il paesaggio è lunare, con camion e ruspe sempre al lavoro per preparare al meglio la stagione invernale…

Il Colle Superiore delle Cime Bianche

Quindi mi sono girato indietro e sono andato a Fiery, luogo di ritrovo stabilito per l’aperitivo con gli esponenti dell’associazione e del CAI in perfetto orario….anzi no, 10 minuti di ritardo!

Foto Ricordo con maglietta T.A.M. Tutela Ambiente Montano

Come sempre quando corro nel Vallone al cospetto di così tanta, perenne, bellezza la mia corsa ha ripreso vigore, i dolori intercostali spariti, avevo davanti a me 12 km (tra andata e ritorno) fatti di torrenti, cascate, nevai, laghi glaciali e potevo ammirare via via più vicine le Cime Bianche! 

Per tutto il tragitto si è completamente immersi nei suoni della natura e nei suoi ventosi silenzi, cosa che non avviene nelle altre Valli coinvolte, dove il sibilo della funivia la fa da padrone…anche le marmotte se ne devono essere accorte e infatti devono avere traslocato in massa proprio nel vallone….

Per tutto il tragitto non ho incontrato anima viva, e se ci si pensa, è una cosa incredibile….

Ero in un posto unico, autentico, speciale, il mio Luogo del Cuore, uno dei pochi rimasti intatti negli anni dall’opera dell’uomo ed ero completamente solo nel raggio di km!

Ho viaggiato molto sia all’estero che in Italia e purtroppo mi rendo conto che all’estero sono più bravi nel valorizzare le poche cose che hanno….

Noi abbiamo molto molto di più e non siamo capaci di dar valore a ciò che abbiamo…

Nel Vallone, per esempio, c’è un rarissimo esempio di dolomite Valdostana, ci sono vari elementi costituenti il fondo oceanico, un unicum nelle Alpi. Ci sono i cristalli degli abissi, Le spiagge dei dinosauri…solo per citarne alcuni…

Il problema è che solo pochissimi lo sanno….

Ma non è un problema valdostano, purtroppo è un problema strutturale italiano…

Basterebbe semplicemente un buon piano di marketing, una segnaletica accattivante e la manutenzione dei sentieri da parte di personale ad hoc, anziché dai soliti generosissimi volontari del CAI….per far arrivare qui più indotto rispetto alla costruzione del collegamento spendendo pochissimo….

Perché l’ho fatto?

Volevo dimostrare che è possibile partire da Alagna e arrivare al Colle Superiore delle Cime Bianche anche ora, senza collegamento….basta avere un pò di buona volontà e fare fatica….tra l’altro senza correre il rischio di vedersi chiudere la funivia per il vento e dover rimanere bloccato da qualche parte e dover trovare un posto per dormire o un modo per tornare a casa….

Riflessioni

Come si evince chiaramente, da questo racconto, non emerge la parte sportiva, un semplice allenamento in vista del Gran Trail di Courmayeur.

Quel che emerge e’ il significato, cercare di puntare l’attenzione su un tema importante: l’ambiente e l’annoso dilemma….è giusto deturpare l’ambiente per sviluppare il più possibile (a caro prezzo) il turismo invernale o, visti i cambiamenti climatici in atto, sarebbe più lungimirante puntare sul turismo estivo come già fanno con successo alcune regioni del nord Italia e altri stati confinanti? 

SOLO Ultra Tour du Mont Blanc ♻️ Extended Edition 🏔

Arrivo da un anno molto difficile, prima sospetta pubalgia, poi rottura scomposta della testa dell’omero – in 3 parti – durante una caduta accidentale con relativa operazione infine intervento all’ernia inguinale bilaterale…..e non solo…

Ora, dopo 2 Anestesie totali in 6 mesi, finalmente posso riprendere da dove ho lasciato… Ma con calma…

3 Nazioni – 7 Valli – 3 Tappe – 182 km – 12.200 Metri di dislivello (+12 km e 2.200 D+ rispetto all’originale) – Extended Edition

Il Monte Bianco dalla Val Veny

Questi sono alcuni dei numeri di quello che è riconosciuto come uno dei più bei trekking d’Europa e del mondo. Un fantastico giro intorno alla maggiore vetta delle Alpi, il Tour del Monte Bianco conduce chi lo percorre al cospetto dei ghiacciai e delle guglie del maestoso massiccio, attraverso vallate e valichi, lungo un percorso segnalato sempre in maniera precisa ed accurata.

La lunghezza totale del giro del Monte Bianco tradizionale si aggira intorno ai 170 chilometri (la distanza è variabile perché sono previste alcune varianti) mentre il dislivello è all’incirca di diecimila metri complessivi per tutte le tappe. Il punto più alto toccato, nella versione tradizionale, ad un’altitudine di 2.665 metri sul livello del mare, si trova alla Fénètre d’Arpette, in territorio elvetico.

Partirò da Courmayeur e li vi ritornerò per ben due volte, perchè dopo il primo ritorno a Courmayeur – dopo 170 km e 10.000 metri di dislivello – salirò il sentiero che da Courmayeur porta a Punta Helbronner a 3.462 m di altitudine (arrivo della Skyway Monte Bianco) per godermi un panorama insuperabile per poi ridiscendere (Extended Edition)

3,5 gg
11.180 metri di dislivello positivo.
180 km di sana follia, immerso nella natura ascoltando la sua voce e il suo silenzio…
Circa 40 ore il tempo in movimento.

Sono partito nel cuore della notte di domenica 14 agosto e ho fatto ritorno a Courmayeur poco prima delle 12 di mercoledì mattina, per poi provare la salita fino a Punta Helbronner. Purtroppo avevo già visto dalla webcam della Skyway Monte Bianco che la visibilità era nulla e c’erano venti molto forti. Oltretutto Meteo Swiss segnalava l’arrivo di un forte temporale (è anche nevicato in serata infatti), per cui sono salito fino a poco sopra il Pavillon (2.200 m circa), ho atteso ancora qualche minuto nella speranza che la coltre di nubi in cui era immersa la cima più alta d’Italia di colpo sparisse, fino a quando ho deciso di ritornare giù al parcheggio di Courmayeur dove mi aspettava la mia auto. Sarebbe stata la degna conclusione di un viaggio bellissimo, di cui porterò per sempre dentro di me i ricordi…ho ricevuto molto di più di ciò che cercavo…

Ho fatto quasi il 45% del percorso nella prima giornata per poi fare delle tappe molto omogenee negli altri giorni, in modo da dosare le energie e avere più tempo a disposizione per me. Durante le salite, nonostante lo zaino da 32 litri (avevo con me un drone FPV, che, tra visore, cloche, cavi e batterie, pesava oltre 2 kg), sono riuscito a spingere bene come se facessi un’ultra trail, ovviamente ero rallentato in discesa.

Non ho mai avuto problemi o dolori se non al collo e alle spalle per via dello zaino, credo. Nonostante le due operazioni in breve tempo, devo dire che il mio fisico ha reagito bene.

Il mio target era quello di capire a che punto fosse il mio recupero, da adesso in avanti avrò il giusto tempo per una vera preparazione, il corpo si riprenderà meglio e potrò spingere al 110%.

Dal punto di vista scenografico è sicuramente più bello del Tour del Monte Rosa, se però vengono fatte tutte le varianti al percorso che ti portano a lambire le lingue dei ghiacciai, come ho fatto io, altrimenti potrebbe risultare, per lunghi tratti, monotono. Facendo le varianti è sicuramente più impegnativo in termini di fatica (più dislivello), ma ne vale assolutamente la pena.

Ed è anche molto più semplice del tour del Monte Rosa: ad eccezione della salita alla Tete aux Vents, dove ci sono da fare circa 200 metri di dislivello su diverse scale in ferro incastonate nella parete a picco sulla valle di Chamonix (mi ero dimenticato di soffrire di vertigini…), il percorso è molto easy, non ricordo salite particolarmente impegnative o lunghe come quelle presenti invece nel Tour del Monte Rosa. Fatto in 10-12 giorni può essere tranquillamente percorso anche da famiglie con bambini.

Il momento più difficile è stato proprio l’ultimo giorno perchè, avendo visto le previsioni meteo, ho cercato di arrivare il prima possibile a Courmayeur (distante 32 km) per tentare la salita a Punta Helbronner (3.462 metri), prima che arrivasse il temporale che, su quel percorso con pendenza media al 40-45%, avrebbe reso la salita particolarmente rischiosa (nell’ultimo km si sale di 640 metri di dislivello). Per cui ho lasciato il rifugio sotto il Col du Bonhomme abbastanza presto (4.00 AM), c’era un vento fortissimo, mi è stato contro fino al Col de la Signe (circa 10-12 km), il cielo era limpido ma proprio dal Col de la Signe stavano cominciando a venire giù le nubi e in poco tempo mi sono ritrovato dentro una fitta coltre di nuvole, riuscivo giusto a vedere pochi metri di sentiero…faceva molto freddo e il vapore acqueo impregnava qualunque cosa, ma ero attrezzato, non bisogna mai sottovalutare la montagna, a qualunque altezza tu sia, bisogna portarle rispetto, cosa che purtroppo non vedo fare molto spesso.

Difficile scegliere un momento più bello tra i tanti…ma ce n’è uno sicuramente magico: a 50 metri dal rifugio La Croix du Bonhomme, che avevo scelto per dormire, a circa 2.500 metri di altezza, improvvisamente dopo le 17 ha cominciato a radunarsi un gregge di circa 50 stambecchi con tanti piccoli che si divertivano a scornarsi gli uni con gli altri…per circa 3 ore ho assistito, con gli occhi di un bambino a questo spettacolo unico…

Obiettivi futuri? Ad aprile con tutta probabilità parteciperò all’Ultra Trail di Madeira e l’estate prossima finalmente farò il Tor Des Geants © in solitaria…

UTMR SOLO – 155km 10.000 D+

Fin da quando ero piccolo avrei voluto compiere il giro del Monte Rosa, ma mai avrei pensato di riuscire a farlo da solo e in meno di due giorni. Sono stato tra i primi ad iscrivermi all’edizione 2020 dell’UTMR e quando hanno cominciato ad esserci i primi Lockdown mi sono comprato un tapis roulant che mi potesse permettere di allenarmi in salita (+25%) stando tranquillamente a casa guardando ore e ore di Netflix: non potevo mancare alla partenza della gara a settembre!

Quando a giugno Lizzy Hawker comunicò la cancellazione della gara e il rinvio all’anno successivo, non ci ho pensato su due volte e l’ho contattata per sapere dove avrei potuto trovare le fontanelle nella parte svizzera che non conoscevo assolutamente: l’avrei fatto da solo!

Non ho perso tempo e da giugno sono andato in Val D’Aosta ogni weekend: dovevo macinare dislivello e km per essere pronto a fine agosto.

Avrei dovuto partire il 29 agosto a mezzanotte da Alagna e dirigermi verso Macugnaga. Purtroppo proprio in quei giorni le condizioni meteorologiche hanno cominciato a peggiorare portando importanti piogge e nevicate lungo tutto l’arco alpino. Ho così dovuto aspettare la giusta finestra di bel tempo.

Alla sera del 30 agosto, sapendo che ci sarebbero state delle schiarite di li a poche ore, mi sono diretto ad Alagna e ho atteso circa un’ora da solo nel posteggio del Vold che passasse la perturbazione.

Alle 00.07 del 31 agosto sono finalmente partito, direzione Passo del Turlo! Il cielo si è rasserenato ed è uscita una luna che mi ha illuminato la strada. Le temperature sono scese improvvisamente e il terreno, che era completamente bagnato, di colpo ha cominciato a gelare causandomi non pochi problemi in quanto i lastroni walser sono estremamente scivolosi. Giunto al passo del Turlo ho trovato circa 15-20 cm di neve. Ho cominciato la discesa verso Macugnaga. Era la seconda volta che la percorrevo, la prima nel 2020 e devo dire che nonostante fosse buio pesto me la ricordavo bene. Attorno a me sentivo il rumore dell’acqua dei torrenti ingrossati da almeno 48 ore di intense piogge. In alcuni tratti il sentiero era un tutt’uno con il torrente, fortunatamente avevo le mie preziose Uragano GTX La Sportiva e me la sono cavata egregiamente nonostante qualche scivolata, ma, ahimè, non ho ancora trovato una scarpa che sulle rocce bagnate rimanga ben attaccata al terreno. Verso le 4 del mattino sono arrivato a Macugnaga e da li in poi avrei percorso un centinaio di km su sentieri a me completamente sconosciuti.

La salita al Moro è stata molto dura in quanto in gran parte coperta di neve. Arrivato al rifugio, il gestore mi ha detto che non c’erano tracce per la discesa in Svizzera e che il sentiero era coperto, così come i segnavia. Fortunamente era sorto un bel sole e non avevo problemi di visibilità. Il sentiero era a tratti molto esposto e attrezzato con le corde ma grazie al Gps del Garmin con la mappa precaricata mi sono orientato benissimo.

Dopo qualche ora sono giunto a Saas Fe, dove avrei dovuto affrontare la parte più difficile: 16 km a mezza costa su tratti molto esposti con innumerevoli parti di sentiero attrezzato e 3-4 frane, un paio storiche e consolidate e un paio molto recenti, instabili anche per via delle recenti piogge. Per uno che soffre di vertigini è stata sicuramente un’impresa ardua!

Arrivato a Grachen con 3 ore di ritardo sulla mia tabella, ho incontrato Lizzy Hawker, organizzatrice dell’UTMR la quale mi ha accompagnato per un breve tratto in cui abbiamo avuto una piacevole conversazione e mi ha dato qualche prezioso consiglio sul prosieguo.

Ho quindi ripreso il sentiero, facendo attenzione però a stare sul sentiero più basso in quanto quello più alto era stato bloccato da una recente frana. Ho quindi proseguito per Tash dove mi sono fermato a mangiare, fare la doccia, caricare l’impossibile e riposare per circa 3 ore.

Di buona lena, alle 4 di mattina sono ripartito direzione Zermatt. Il cielo era tutto coperto, buio pesto e non vedevo l’ora di raggiungere il ghiacciaio del Teodulo per superare il passo omonimo, ultimo punto difficile che mi separava dal ritorno ad Alagna. Arrivato a circa 2.400 metri di altezza, la sorpresa: Il cielo diventò improvvisamente limpido: avevo superato tutte le nubi che ora erano ai miei piedi!

Riscaldato dal bellissimo sole ho superato il tratto di ghiacciaio e raggiunto il Passo del Teodulo con relativa facilità.

Di li in poi tutto sarebbe stato in discesa (più o meno) ma giocavo in casa, perché sui sentieri da Cime Bianche ad Alagna ci sono cresciuto e poco importa che da Gressoney ad Alagna piovesse acqua e neve e la visibilità fosse meno di 10 metri, ormai ero a casa!

Se volete vedere i video e leggere le interviste cliccate nei link sotto.

Relive ‘Ultra Tour Monte Rosa ⏩ SOLO 🔄’

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Clicca sulle immagini seguenti per leggere le interviste

TOR130 – TOT DRET – GRESSONEY-COURMAYEUR

Il TOR130 – Tot Dret è la  corsa che si affianca al più duro e affascinante trail al mondo: il Tor des Géants®.
Un assaggio, e anche piuttosto consistente, degli ambienti magici che attraversa e delle sue atmosfere non replicabili. 

DA GRESSONEY A COURMAYEUR TOR130 – TOT DRET!

Un trail di 130 chilometri e 12 mila metri di dislivello positivo che parte da Gressoney e arriva a Courmayeur. 
Una gara vera, impegnativa, affascinante, con le montagne più ambite della regione – Monte Rosa, Cervino e Monte Bianco – a fare da attrattiva e da maestosa scenografia.
Le barriere orarie sono fissate calcolando la percorrenza media sui 3,02 KM/h per i passaggi più lenti, una gara dura ma unica per la sua bellezza adatta a trailers ben allenati e preparati.

https://www.tordesgeants.it/it/content/tor130-tot-dret-gressoney-courmayeur

Relive ‘⛰TOR130 – Mangio & Dormo mentre corro😂’

Settembre 2019 – Veramente estenuante!

GTC 105 – GRAN TRAIL COURMAYEUR

Il percorso si snoda lungo i sentieri del territorio compreso tra CourmayeurPré-Saint-Didier e La Thuile, per una lunghezza totale di 100 km circa ed un dislivello positivo di 7900 mt, sviluppandosi prevalentemente lungo la Val Veny e la Val Ferret.

Dopo la partenza dal Courmayeur Mountain Sport Center (1250m SLM), il percorso si dirige verso le Fonti Vittoria per poi imboccare il sentiero che porta a Champex di Pré-Saint-Didier.

Dalla piscina del paese termale si sale, passando da Molliex, verso il vallone di Petosan, dove gli atleti potranno trovare il primo punto di ristoro (1753m SLM). Attraversando Plan Praz, il “Sentiero delle Miniere”porta al Rifugio Deffeyes (ristoro, 2500m SLM), anticipato da un breve tratto attrezzato con le catene.

Dal rifugio si scende verso le cascate e si arriva ad Arly di La Thuile (1450m SLM)dove, percorso circa un terzo dell’intera gara.

Seguendo a ritroso una parte del percorso del Tor des Géants® si raggiunge l’imbocco del vallone di Youlaz (ristoro 2047m SLM), il Colle dell’Arp (2572m SLM), il Colle di Youlaz (2661m SLM) ed il punto più alto della corsa sotto il Mont Nix (2830m SLM).

Un lungo traverso porta i trail runner fino al Colle du Berrio Blanc (2818m SLM) ed al Mont Fortin (2755m SLM), dove si trova un altro punto ristoro (bivacco mobile elitrasportato).

Da qui, fiancheggiati i laghi, ci si dirige verso il Col Chavanne (2598m SLM) per poi scendere verso il Col de la Seigne (2510m SLM) e le casermette (2290m SLM): il sentiero porta a girare attorno alle Pyramides Calcaires(2573m SLM) e raggiungere il punto ristoro del Rifugio Elisabetta (2197m SLM).

Da lì parte il percorso del giro del Monte Bianco, che tocca il Lago Combal (1952m SLM), sale all’Arp Vieille (2303m SLM), costeggia il Lago Checrouit (2151m SLM), fino ad arrivare al Rifugio Maison Vieille (1952m SLM), dove c’è l’ultimo ristoro prima della base vita di Courmayeur.

Si scende di nuovo verso la Val Veny, attraversata la sabbiera, inizia la salita verso il Pavillon du Mont Frétyche porta alla stazione intermedia di Skyway Monte Bianco dove si trova la base vita.

Utilizzando il vecchio sentiero si raggiunge La Palud e, attraversato il ponte, si inforca il sentiero per ricongiungersi con la balconata in località Lechey.

La splendida balconata della Val Ferret conduce verso il Rifugio Bonatti ed il vallone del Malatrà, a circa metà percorso, dove si trova il ristoro presso l’alpeggio del Giouè (2215m SLM).

Da qui si attaccano gli ultimi due colli, Entre deux Sauts (2524m SLM) e Col Sapin (2435m SLM) per poi iniziare la discesa verso CurruLa SucheL’Ermitage e tornare al traguardo del Courmayeur Mountain Sport Center.

https://www.gtcourmayeur.com/it/content/gtc-100km-7900m-d

Relive ‘Gran Trail Courmayeur ⛰’