My (2/3) TOR 2023 Solo (235 km e 15.183 D+)

Emozioni a non finire quelle provate nei primi 235 km del mio viaggio su sentieri a me completamente ignoti (ad eccezione della discesa a La Thuile dal Rifugio Deffeyes fatta un paio di volte e del percorso da Gressoney a Champoluc ovviamente) e, avvicinandosi ai colli, spesso coperti da una coltre bianca immacolata.

La solitudine era la mia arma vincente, perché è solo quando si può saper contare solo su se stessi che si affilano le armi migliori.

Il mio viaggio, sebbene interrotto, è stato fantastico fino al Rifugio Coda, dopo è’ stata una lenta agonia fino a Champoluc per via di un’infiammazione al muscolo tibiale. Finiro’ il percorso da solo appena si sfiamma, credo e spero in 10-15 gg.
Esperienza unica!

Diario di viaggio:

Sono partito il 29 agosto da Courmayeur alle ore 6:30, il tempo era ancora nuvolo per via della forte perturbazione appena trascorsa.

Il primo giorno ho superato il Col Arp (2.570 m), l’Haute Pass (2.870 m) e il Col Crosatie (2.838 m) arrivando a Valgrisenche in circa 12 ore (50 km e 4.000 D+). Ho dovuto passare gli ultimi 2 colli con 25-30 cm di neve fresca e senza traccia in quanto nessuno prima di me si era ancora avventurato. Devo avere perso 5 anni di vita per passare l’ultimo colle molto esposto…

Il secondo giorno sono partito presto ma mi è stato sconsigliato di passare il Col de Fenetre (2.840 m) e la ripidissima discesa a Rheme con il buio in quanto quella discesa è già complicata in condizioni normali figuriamoci con i 25 cm di neve fresca…
Ho quindi atteso il sorgere del sole e sono sceso: è stato sicuramente saggio il consiglio ma anche in questo caso devo avere perso altri 5 anni di vita!
Giunto in Val di Rheme ho cominciato la bellissima salita all’Entrelor (3.002 m) tra camosci e stambecchi, cercando la giusta traccia in 40 cm di neve fresca. Sono così arrivato in Valsavaranche nel primo pomeriggio.
Ero un po’ intimorito dall’affrontare il colle più alto di tutto il mio viaggio (3.290 m) con tutta quella neve, e forse più, senza una traccia. Ho così chiamato il Rifugio Vittorio Sella per sapere se qualcuno dei loro ospiti avesse fatto la salita al colle lasciandomi così delle impronte da seguire. Fortunatamente mi hanno detto che almeno 15 persone erano salite quel giorno.
Sono così salito a cuor leggero attraversando il magnifico vallone sopra Eau Rousse e li ho scoperto che esistono marmotte grandi quasi quanto i miei figli🤪 Giunto in cima abbastanza agevolmente per via delle tracce già segnate sulla neve ho avuto grosse difficoltà per scendere verso il Rifugio Sella: mi avevano detto che il sentiero era ghiacciato e di portarmi i ramponcini. Appena giunto in cima invece mi sono accorto che non solo non era ghiacciato, ma con tutti i passaggi della giornata non c’era nemmeno la neve e il sentiero era tutto fangoso ed estremamente scivoloso, soprattutto dove non c’erano le corde fisse, li ho perso almeno 10 anni di vita🤣

Sono così arrivato dopo 65 km e 5.000 metri di dislivello positivo a Lillaz dove i gentilissimi proprietari dell’agriturismo Etoile Du Berger mi attendevano nonostante l’ora tarda (quasi le 23).

Il terzo giorno ho affrontato la salita per la Fenetre de Champorcher (2.827 m) e la lunghissima discesa verso Donnas dove c’era Marcello Dondeynaz (referente dell’associazione Ripartire dalle Cime Bianche) per darmi lo striscione Love Cime Bianche in sostituzione del foglio A4.
Con mia sorpresa e fortuna aveva portato con se una squisita cena fatta da panini con pane bio di segale, uva americana, fichi secchi e biscotti con farina di castagne, da consumarsi mentre si camminava verso Pont Saint Martin. Mi ha anche fatto compagnia fino a Perloz nella ripida salita verso Sassa. E ho fatto fatica a stargli dietro! Grazie!

Non potevo più andare veloce per via delle importanti vesciche ai piedi formatesi nelle due precedenti giornate in mezzo alla neve: sebbene curate da manuale davano fastidio.

Nel cuore della notte (circa l’1.30), dopo 55 km e 2.500 D+, sono arrivato all’Etoile Du Berger di Lilianes da non confondere con quello di Lillaz che è sull’Alta via n. 2. La gentilissima proprietaria che voleva aspettarmi con una tazza di minestra per farmi vedere la camera, mi aveva lasciato la mia sacca fuori sul balcone in modo che capissi quale fosse la mia stanza. Per la prima volta ero riuscito a dormire 4 ore di fila!

Il quarto giorno è iniziato subito con la salita al Coda, rifugio posto sul confine tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. Segna la metà del percorso del TOR. Per me ha segnato l’inizio dell’agonia: fin dalla prima discesa dal rifugio ho sentito una fitta alla tibia sinistra. Inizialmente non ho dato peso, succede spesso di sentire dei dolori ma dopo qualche km o qualche ora svaniscono…questo no! Anzi era destinato ad aumentare…

Con difficoltà (per via del dolore) ho superato i colli dal Colle Marmontana al Colle della Vecchia ma il dolore aumentava in modo importante e sono arrivato alla Gruba, rifugio storico del TOR con molte ore di ritardo. Per recuperare tempo, ho quindi deciso di non dormire e andare a Gressoney per poi salire al Colle Pinter. Lungo la strada per Gressoney continuavo ad avere colpi di sonno mentre camminavo. Ho così deciso di fare un micro sonno a Gressoney e dopo nemmeno 30 minuti ero così sulla via per il sentiero per il Colle del Pinter.

Dal colle in giù ho capito che avrei dovuto fermarmi qualche giorno e far passare l’infiammazione. Troppo forte il dolore alla tibia.

Appena sarà’ passato l’edema alla tibia riprenderò il mio progetto e concluderò il tragitto da Champoluc a Courmayeur, indicativamente la partenza sarà il 15 settembre alle ore 20:00.

Questi i dati ufficiali del giro

MY TOR 2023 ♻️ SOLO – UPDATE! Bad Weather! New Start 29.8!

350 Km – 25.000 D+

Dopo il Tour du Mont Blanc SOLO del 2022, ho capito che avrei avuto le energie necessarie per fare il mio grande viaggio al cospetto dei giganti!
Ho deciso quindi che il 29 agosto 2023 partirò da Courmayeur e percorrerò il TOR des Geants ©️da solo con una modifica al percorso originario: nella mattinata del 2 settembre allungherò il percorso passando per le Cime Bianche anziché dal Vallone di Nana (il percorso che passa per le Cime Bianche è parte del Tor des Glaciers) proprio per aggiungere un significato maggiore alla mia esperienza: esaltare la bellezza del Vallone – una vera “perla rara” – unendo simbolicamente tutti i colli della regione (anche se in realtà sono dei veri e propri passi di montagna, alti anche oltre 3.000 m, non so perché li chiamino “colli”) raggiunti attraverso il mio viaggio ♻️

Nella foto in alto, piccolo striscione che porterò con me e nell’altra, vista del Gran Lago delle Cime Bianche

Partenza: il 29 agosto alle 7:00 di mattina da Courmayeur in solitaria, senza alcuna assistenza lungo la via: non avrò runner che mi faranno compagnia durante le ore di corsa notturna, non avrò strutture di supporto, camper, ristori volanti, gente che porta le borracce o materiale tecnico per alleggerire il mio zaino e farmi stancare di meno. Non ci saranno ovviamente nemmeno i balisaggi ad indicare sentieri verificati e sicuri…
Dovro’ contare solo su me stesso…

Per riuscire a portarmi uno zaino da trail, ho deciso che, salvo un paio di tappe in cui sarò costretto a dormire in rifugio, dormirò, anche se per pochissime ore, in B&B e agriturismi in modo da non dover pensare al sacco lenzuolo, agli asciugamani e anche, ovviamente, per stare comodo.

Primo giorno: Courmayeur / Valgrisenche 50km e circa 4.000 D+
Secondo giorno: Valgrisenche / Lillaz 60 km e circa 5.000 D+

Terzo giorno: Lillaz / Sassa 55 km e circa 3.000 D+
Quarto giorno: Sassa / Alpenzu 46 km 3.500 D+

Quinto giorno: Alpenzu / Rif. Magia 52 km e circa 4.000 D+ (durante questa tappa transiterò dal Vallone delle Cime Bianche)
Sesto giorno: Rif. Magia / Saint Rhemy en Bosses 46 km e circa 3.000 D+

Ultimo giorno Lunedi 4 Settembre: Saint Rhemy / Courmayeur 32 km e circa 1.800 D+

Totale circa 150 ore (comprensivo anche delle ore di riposo) – 350 Km – 25.000 metri D+

Per prepararmi al meglio a questa enorme ”Fatica” – la difficoltà maggiore sarà proprio per il fatto che non avro’ alcuna assistenza lungo il tragitto e quindi potro’ contare solo su me stesso – quest’anno mi sono allenato regolarmente, ad eccezione di un paio di stop per infortunio ad un piede.

Sono riuscito anche a fare alcune gare – TransGrancanaria, MIUT 115 (KO), GTC 100 – e anche la MEHT Brutal a Macugnaga, ma, questa volta, a disposizione degli ultimi concorrenti, facendo il servizio Scopa per l’ultima meta’ di gara (circa 50 km), un’esperienza bellissima che ripetero’ in futuro.

Link per seguirmi (Clicca su immagine sotto) – NB: il collegamento dipende dalla rete. Per cui, se sono senza rete è possibile che ci siamo assenza di segnale e/o ritardi.

SOLO Ultra Tour du Mont Blanc ♻️ Extended Edition 🏔

Arrivo da un anno molto difficile, prima sospetta pubalgia, poi rottura scomposta della testa dell’omero – in 3 parti – durante una caduta accidentale con relativa operazione infine intervento all’ernia inguinale bilaterale…..e non solo…

Ora, dopo 2 Anestesie totali in 6 mesi, finalmente posso riprendere da dove ho lasciato… Ma con calma…

3 Nazioni – 7 Valli – 3 Tappe – 182 km – 12.200 Metri di dislivello (+12 km e 2.200 D+ rispetto all’originale) – Extended Edition

Il Monte Bianco dalla Val Veny

Questi sono alcuni dei numeri di quello che è riconosciuto come uno dei più bei trekking d’Europa e del mondo. Un fantastico giro intorno alla maggiore vetta delle Alpi, il Tour del Monte Bianco conduce chi lo percorre al cospetto dei ghiacciai e delle guglie del maestoso massiccio, attraverso vallate e valichi, lungo un percorso segnalato sempre in maniera precisa ed accurata.

La lunghezza totale del giro del Monte Bianco tradizionale si aggira intorno ai 170 chilometri (la distanza è variabile perché sono previste alcune varianti) mentre il dislivello è all’incirca di diecimila metri complessivi per tutte le tappe. Il punto più alto toccato, nella versione tradizionale, ad un’altitudine di 2.665 metri sul livello del mare, si trova alla Fénètre d’Arpette, in territorio elvetico.

Partirò da Courmayeur e li vi ritornerò per ben due volte, perchè dopo il primo ritorno a Courmayeur – dopo 170 km e 10.000 metri di dislivello – salirò il sentiero che da Courmayeur porta a Punta Helbronner a 3.462 m di altitudine (arrivo della Skyway Monte Bianco) per godermi un panorama insuperabile per poi ridiscendere (Extended Edition)

3,5 gg
11.180 metri di dislivello positivo.
180 km di sana follia, immerso nella natura ascoltando la sua voce e il suo silenzio…
Circa 40 ore il tempo in movimento.

Sono partito nel cuore della notte di domenica 14 agosto e ho fatto ritorno a Courmayeur poco prima delle 12 di mercoledì mattina, per poi provare la salita fino a Punta Helbronner. Purtroppo avevo già visto dalla webcam della Skyway Monte Bianco che la visibilità era nulla e c’erano venti molto forti. Oltretutto Meteo Swiss segnalava l’arrivo di un forte temporale (è anche nevicato in serata infatti), per cui sono salito fino a poco sopra il Pavillon (2.200 m circa), ho atteso ancora qualche minuto nella speranza che la coltre di nubi in cui era immersa la cima più alta d’Italia di colpo sparisse, fino a quando ho deciso di ritornare giù al parcheggio di Courmayeur dove mi aspettava la mia auto. Sarebbe stata la degna conclusione di un viaggio bellissimo, di cui porterò per sempre dentro di me i ricordi…ho ricevuto molto di più di ciò che cercavo…

Ho fatto quasi il 45% del percorso nella prima giornata per poi fare delle tappe molto omogenee negli altri giorni, in modo da dosare le energie e avere più tempo a disposizione per me. Durante le salite, nonostante lo zaino da 32 litri (avevo con me un drone FPV, che, tra visore, cloche, cavi e batterie, pesava oltre 2 kg), sono riuscito a spingere bene come se facessi un’ultra trail, ovviamente ero rallentato in discesa.

Non ho mai avuto problemi o dolori se non al collo e alle spalle per via dello zaino, credo. Nonostante le due operazioni in breve tempo, devo dire che il mio fisico ha reagito bene.

Il mio target era quello di capire a che punto fosse il mio recupero, da adesso in avanti avrò il giusto tempo per una vera preparazione, il corpo si riprenderà meglio e potrò spingere al 110%.

Dal punto di vista scenografico è sicuramente più bello del Tour del Monte Rosa, se però vengono fatte tutte le varianti al percorso che ti portano a lambire le lingue dei ghiacciai, come ho fatto io, altrimenti potrebbe risultare, per lunghi tratti, monotono. Facendo le varianti è sicuramente più impegnativo in termini di fatica (più dislivello), ma ne vale assolutamente la pena.

Ed è anche molto più semplice del tour del Monte Rosa: ad eccezione della salita alla Tete aux Vents, dove ci sono da fare circa 200 metri di dislivello su diverse scale in ferro incastonate nella parete a picco sulla valle di Chamonix (mi ero dimenticato di soffrire di vertigini…), il percorso è molto easy, non ricordo salite particolarmente impegnative o lunghe come quelle presenti invece nel Tour del Monte Rosa. Fatto in 10-12 giorni può essere tranquillamente percorso anche da famiglie con bambini.

Il momento più difficile è stato proprio l’ultimo giorno perchè, avendo visto le previsioni meteo, ho cercato di arrivare il prima possibile a Courmayeur (distante 32 km) per tentare la salita a Punta Helbronner (3.462 metri), prima che arrivasse il temporale che, su quel percorso con pendenza media al 40-45%, avrebbe reso la salita particolarmente rischiosa (nell’ultimo km si sale di 640 metri di dislivello). Per cui ho lasciato il rifugio sotto il Col du Bonhomme abbastanza presto (4.00 AM), c’era un vento fortissimo, mi è stato contro fino al Col de la Signe (circa 10-12 km), il cielo era limpido ma proprio dal Col de la Signe stavano cominciando a venire giù le nubi e in poco tempo mi sono ritrovato dentro una fitta coltre di nuvole, riuscivo giusto a vedere pochi metri di sentiero…faceva molto freddo e il vapore acqueo impregnava qualunque cosa, ma ero attrezzato, non bisogna mai sottovalutare la montagna, a qualunque altezza tu sia, bisogna portarle rispetto, cosa che purtroppo non vedo fare molto spesso.

Difficile scegliere un momento più bello tra i tanti…ma ce n’è uno sicuramente magico: a 50 metri dal rifugio La Croix du Bonhomme, che avevo scelto per dormire, a circa 2.500 metri di altezza, improvvisamente dopo le 17 ha cominciato a radunarsi un gregge di circa 50 stambecchi con tanti piccoli che si divertivano a scornarsi gli uni con gli altri…per circa 3 ore ho assistito, con gli occhi di un bambino a questo spettacolo unico…

Obiettivi futuri? Ad aprile con tutta probabilità parteciperò all’Ultra Trail di Madeira e l’estate prossima finalmente farò il Tor Des Geants © in solitaria…

Ripartire dalle Cime Bianche ♻️ 1 Luglio 2023

Ultra ECO – Trail SOLO con partenza da Alagna alle ore 2:00 AM dell’1 luglio – arrivo al Colle Superiore delle Cime Bianche e stop a Fiéry (50 Km con 4.300 D+). Evento sostenuto dall’Associazione “Ripartire dalle Cime Bianche” e CAI. A Fiéry ci sara’ breve incontro stampa con possibilitá di ristoro presso il Petit Bar.

Le Cime Bianche

Gran Lago delle Cime Bianche

La Valle delle Cime Bianche è unica nel suo genere nell’intera Val d’Ayas, priva d’impianti, strade, insediamenti o strutture ricettive. E’ parte di una vasta area protetta, la ZPS “Ambienti Glaciali del Gruppo del Monte Rosa” (IT1204220) e racchiude svariate unicità in ambito naturalistico, geologico, ambientale, storico e culturale. Uno dei rari angoli dolomitici presenti in Valle d’Aosta. È stato infine indicato come biotopo particolarmente meritevole di conservazione a livello nazionale, proprio in virtù della sua straordinaria biodiversità”. Dicono sia un Oceano Perduto.

Sfortunatamente, il Vallone è minacciato sin dal 2015 da un progetto funiviario di collegamento tra il paese di Frachey (Ayas) e gli impianti a monte di Cervinia, tuttora sostenuto in sede regionale e locale. La realizzazione di questo impianto esclusivamente funiviario e privo di piste richiederebbe interventi molto impattanti sull’ecosistema, a partire da un massiccio disboscamento della parte inferiore del Vallone e del contiguo Vallone di Nana. 

Quando si ha la fortuna di correre o anche solo di fare trekking in un simile paesaggio se ne ricava la sensazione di essere stati a contatto con un posto unico, di una bellezza struggente, un vero paradiso. Ogni anno cerco di fare almeno una corsa in quella valle percorrendola arrivando dal Pian di Verra Inf. e salendo alla valletta di Tzere e correndola fino alla fine da dove si può ammirare un panorama unico, anche se purtroppo rovinato dall’opera dell’uomo: oltre alla bellissima vista sul Cervino e alla Valturnenche c’è il lago artificiale per l’innevamento delle piste da sci e strade sterrate dove passano ruspe / camion che trasportano e/o prelevano rocce.

Percorro i sentieri di questa valle dall’età di 8 anni, quando i miei genitori, assidui frequentatori della Val d’Ayas, decisero di portarci finalmente a fare la passeggiata delle Cime Bianche….una lunga passeggiata della durata di 8 ore tra andata e ritorno, me la ricordo ancora la prima volta. Ora in 2 ore e 30 vado e torno senza forzare il passo.

Quest’anno ho deciso di fare un allenamento partendo da Alagna e arrivando fino al Colle Superiore delle Cime Bianche, percorrendo tutte le valli che sono state rovinate dagli impianti e attraversando il Vallone delle Cime Bianche proprio per sottolinearne l’immensa bellezza ed unicità e metterne in evidenza, oltre all’assoluta fragilità, il pericolo incombente di perdere irrimediabilmente un luogo che incanta e meraviglia, perché nel suo insieme presenta una straordinaria varietà e stratificazione di ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, storico-
culturali e archeologiche.

Per portare inoltre maggiore attenzione al tema, ho deciso che durante il TOR 2023 SOLO che farò ad agosto, devierò dal percorso originale che prevede la salita attraverso la valle di Nana e attraverserò il Vallone delle Cime Bianche con la successiva discesa a Valturnanche.

Di seguito un articolo molto interessante con i link di riferimento

🇪🇺 Il 21 maggio si è celebrata la Giornata europea di Rete Natura 2000, il principale strumento dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità distribuita sul territorio. In Valle d’Aosta sono 30 i siti individuati e classificati dalla Regione.
Un volume realizzato nel 2016 “Bocca M., Bovio M., Passerin d’Entrèves P., Poggio L., Tutino S. Natura 2000 in Valle d’Aosta. Regione Autonoma Valle d’Aosta” ne ripercorre le finalità e la designazione, riservando ad ogni sito una scheda. 

Il volume è scaricabile al seguente link: https://bit.ly/42QhOBY

📃 Riportiamo la scheda relativa al sito “Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa. ZSC/ZPS IT1204220”, evidenziando due passaggi:

1️⃣ “Dal massiccio del Monte Rosa si stacca per originalità, sempre all’interno della ZSC/ZPS, il piccolo gruppo delle Cime Bianche, che rappresenta uno dei rari angoli dolomitici presenti in Valle d’Aosta, per questo assai rilevante dal punto di vista paesaggistico e naturalistico.”

2️⃣ “Considerata la notevole estensione degli ambienti alpini di alta quota e degli ambienti periglaciali, che non trovano pari superficie su tutto il versante meridionale delle Alpi, il valore ecologico del sito è di assoluto rilievo non soltanto a livello regionale, ma per l’intero arco alpino italiano. Occorre pertanto che queste ampie zone periglaciali rimangano esenti da alterazioni e disturbi di origine antropica.”

🦅La ricerca faunistica, effettuata in occasione della predisposizione dello studio di fattibilità per la linea funiviaria, ha rilevato la presenza nel sito e nelle immediate vicinanza di ben altre 10 specie di uccelli di interesse comunitario, oltre a quelle censite finora, per le quali sono previste misure speciali di conservazione, tramite appunto la designazione di ZPS.
Qui il link per consultare lo studio di fattibilità, previa richiesta delle credenziali: https://www.monterosaspa.com/altre_pubblicazioni
Le immediate vicinanze sono quelle dell’area del progetto funiviario (da Gavine a Jomen) e che, a suo tempo, il comune di Ayas designò come area Ef1 di interesse naturalistico, comprendente il Vallone di Nana e tutta l’area a monte dell’abitato di Saint-Jacques. Una decisione lungimirante,  che di fatto ampliava il sito Natura 2000. 
L’attuale amministrazione comunale ha dichiarato, al contrario, di volersi rimangiare tutto pur di favorire una inutile e devastante infrastruttura funiviaria.

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02QCqgCzTSZ2BbNs8SrzHqHEqbxbevr2LeQmJjbNpm96B2fEejxntotxostoCjnpYrl&id=100072006253930

Link di Approfondimento

https://www.lovecimebianche.it

UTMR SOLO – 155km 10.000 D+

Fin da quando ero piccolo avrei voluto compiere il giro del Monte Rosa, ma mai avrei pensato di riuscire a farlo da solo e in meno di due giorni. Sono stato tra i primi ad iscrivermi all’edizione 2020 dell’UTMR e quando hanno cominciato ad esserci i primi Lockdown mi sono comprato un tapis roulant che mi potesse permettere di allenarmi in salita (+25%) stando tranquillamente a casa guardando ore e ore di Netflix: non potevo mancare alla partenza della gara a settembre!

Quando a giugno Lizzy Hawker comunicò la cancellazione della gara e il rinvio all’anno successivo, non ci ho pensato su due volte e l’ho contattata per sapere dove avrei potuto trovare le fontanelle nella parte svizzera che non conoscevo assolutamente: l’avrei fatto da solo!

Non ho perso tempo e da giugno sono andato in Val D’Aosta ogni weekend: dovevo macinare dislivello e km per essere pronto a fine agosto.

Avrei dovuto partire il 29 agosto a mezzanotte da Alagna e dirigermi verso Macugnaga. Purtroppo proprio in quei giorni le condizioni meteorologiche hanno cominciato a peggiorare portando importanti piogge e nevicate lungo tutto l’arco alpino. Ho così dovuto aspettare la giusta finestra di bel tempo.

Alla sera del 30 agosto, sapendo che ci sarebbero state delle schiarite di li a poche ore, mi sono diretto ad Alagna e ho atteso circa un’ora da solo nel posteggio del Vold che passasse la perturbazione.

Alle 00.07 del 31 agosto sono finalmente partito, direzione Passo del Turlo! Il cielo si è rasserenato ed è uscita una luna che mi ha illuminato la strada. Le temperature sono scese improvvisamente e il terreno, che era completamente bagnato, di colpo ha cominciato a gelare causandomi non pochi problemi in quanto i lastroni walser sono estremamente scivolosi. Giunto al passo del Turlo ho trovato circa 15-20 cm di neve. Ho cominciato la discesa verso Macugnaga. Era la seconda volta che la percorrevo, la prima nel 2020 e devo dire che nonostante fosse buio pesto me la ricordavo bene. Attorno a me sentivo il rumore dell’acqua dei torrenti ingrossati da almeno 48 ore di intense piogge. In alcuni tratti il sentiero era un tutt’uno con il torrente, fortunatamente avevo le mie preziose Uragano GTX La Sportiva e me la sono cavata egregiamente nonostante qualche scivolata, ma, ahimè, non ho ancora trovato una scarpa che sulle rocce bagnate rimanga ben attaccata al terreno. Verso le 4 del mattino sono arrivato a Macugnaga e da li in poi avrei percorso un centinaio di km su sentieri a me completamente sconosciuti.

La salita al Moro è stata molto dura in quanto in gran parte coperta di neve. Arrivato al rifugio, il gestore mi ha detto che non c’erano tracce per la discesa in Svizzera e che il sentiero era coperto, così come i segnavia. Fortunamente era sorto un bel sole e non avevo problemi di visibilità. Il sentiero era a tratti molto esposto e attrezzato con le corde ma grazie al Gps del Garmin con la mappa precaricata mi sono orientato benissimo.

Dopo qualche ora sono giunto a Saas Fe, dove avrei dovuto affrontare la parte più difficile: 16 km a mezza costa su tratti molto esposti con innumerevoli parti di sentiero attrezzato e 3-4 frane, un paio storiche e consolidate e un paio molto recenti, instabili anche per via delle recenti piogge. Per uno che soffre di vertigini è stata sicuramente un’impresa ardua!

Arrivato a Grachen con 3 ore di ritardo sulla mia tabella, ho incontrato Lizzy Hawker, organizzatrice dell’UTMR la quale mi ha accompagnato per un breve tratto in cui abbiamo avuto una piacevole conversazione e mi ha dato qualche prezioso consiglio sul prosieguo.

Ho quindi ripreso il sentiero, facendo attenzione però a stare sul sentiero più basso in quanto quello più alto era stato bloccato da una recente frana. Ho quindi proseguito per Tash dove mi sono fermato a mangiare, fare la doccia, caricare l’impossibile e riposare per circa 3 ore.

Di buona lena, alle 4 di mattina sono ripartito direzione Zermatt. Il cielo era tutto coperto, buio pesto e non vedevo l’ora di raggiungere il ghiacciaio del Teodulo per superare il passo omonimo, ultimo punto difficile che mi separava dal ritorno ad Alagna. Arrivato a circa 2.400 metri di altezza, la sorpresa: Il cielo diventò improvvisamente limpido: avevo superato tutte le nubi che ora erano ai miei piedi!

Riscaldato dal bellissimo sole ho superato il tratto di ghiacciaio e raggiunto il Passo del Teodulo con relativa facilità.

Di li in poi tutto sarebbe stato in discesa (più o meno) ma giocavo in casa, perché sui sentieri da Cime Bianche ad Alagna ci sono cresciuto e poco importa che da Gressoney ad Alagna piovesse acqua e neve e la visibilità fosse meno di 10 metri, ormai ero a casa!

Se volete vedere i video e leggere le interviste cliccate nei link sotto.

Relive ‘Ultra Tour Monte Rosa ⏩ SOLO 🔄’

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Percorso-UTMR.jpg

Clicca sulle immagini seguenti per leggere le interviste